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UN'ORA SOLA TI VORREI Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 22 aprile 2013
 
di Alina Marazzi, documentario (Italia, 2002)
 
Tanto il suo cinema appare come una continua rielaborazione del proprio intimo, all'uscita di TUTTO PARLA DI TE, quarto film e primo lungometraggio di "quasi finzione" di Alina Marazzi, è quasi impossibile non riandare all'esordio, così straordinario, della regista italo-svizzera. Girato nel 2002, presentato quell'anno a Locarno e premiato a Torino, UN'ORA SOLA TI VORREI è solo in apparenza un esempio brillante di montaggio cinematografico. Quello dedicato all'invidiabile, preziosissimo patrimonio che la giovane regista si ritrova fra le mani al termine dei suoi studi: la sessantina di filmati amatoriali di famiglia, girati dal nonno materno Ulrico Hoepli fra il 1926 e il 1972. Non tanto un archivio d'epoca dell'Italia del Novecento da parte di una personalità dall'importanza culturale e sociale come quella del fondatore della celebre casa editrice; ma una traccia da ripercorre con infinita, sofferta pazienza alla ricerca di un desiderio che è già tutto nel titolo del film. Ritrovare la memoria di una madre, immaginata più che sognata e mai conosciuta, Liseli Hoepli Marazzi, scomparsa suicida a 33 anni al termine del lungo cammino della depressione, quando Alina ne aveva sette.

Il fascino accorato del film e la sua verità impressionante non nascono allora soltanto dall'abbondanza iconografica e da una sua acuta e poetica introspezione; ma dalla forza della parola, tratta dai diari e dalle infinite lettere scambiate in famiglia, che amplifica l'intensità dell'indagine; e della voce, poiché a leggerle è quella della regista stessa. Su quei tre registri, emotivi ma anche linguistici, il film trascorre dalle immagini affettuosamente normali dell'agiatezza borghese lombarda dell'epoca alle prese con nascite, battesimi e matrimoni, e ancora giochi d'infanzia, paesaggi di vacanza e ricorrenze sull'attico milanese, a quelle sconsolate dell'insopportabile disagio fisico e privato. La lunga trafila della malattia, ma anche del sentimento di un abbandono.

E' l'elaborazione di quei sentimenti da parte di una figlia a rendere indimenticabile non soltanto il film, ma la straordinaria forza e la volontà dell'autrice nel mettersi a nudo. Con una commozione pudica e sapientemente distaccata, nel desiderio semplice di ritrovare quell'unica ora.


   Il film in Internet (Google)

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